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L’allegria è un moltiplicatore dell’apprendimento

L’allegria è un moltiplicatore dell’apprendimento

Sono le emozioni piacevoli a favorire l’apprendimento

Le neuroscienze potrebbero dare uno slancio decisivo al cambiamento della scuola e di un cambiamento ne avvertiamo proprio l’esigenza. Lo auspichiamo perché crediamo nelle enormi potenzialità della scuola come motore di un progresso sociale, civile e umano e perché i dati che descrivono lo stato di salute della scuola e dei giovani sono allarmanti e girarsi dall’altra parte sarebbe un gesto irresponsabile. E’ da poco uscito un rapporto dell’ ISTAT ( https://www.istat.it/it/benessere-e-sostenibilit%C3%A0/obiettivi-di-sviluppo-sostenibile ) che ci dice che quattro studenti su dieci del terzo anno delle scuole secondarie di primo grado ( medie ) non hanno la sufficienza nelle competenze alfabetiche mentre un alunno su tre non è sufficiente in matematica , la nostra amata Daniela Lucangeli ci racconta ( https://www.youtube.com/watch?v=tvPF-JFBg9o ) che il 73 % dei nostri adolescenti sono dentro una soglia critica di malessere secondo i parametri del burnout.

Non mi piace focalizzarmi sui problemi , preferisco immaginare delle soluzioni ,per questo non parlerò di altri segnali preoccupanti ( non sono pochi ) e mi focalizzerò su uno degli strumenti più potenti che abbiamo a disposizione.

Sono proprio le neuroscienze a dirci che l’educazione emozionale ci permetterebbe di invertire la rotta. Non solo le neuroscienze a dir la verità, già nel 1993 l’OMS nel documento Skills for Life ci segnalava la necessità di orientare il focus educativo verso competenze relazionali ed emozionali ( http://www.asl.ri.it/cittadino/unplugged/pdf/1.-Life-skills.pdf ) .

Il neuroscienziato Jesus Guillen dell’Università di Barcellona afferma ” l’allegria è un moltiplicatore dell’apprendimento ”
(https://www.youtube.com/watch?v=zQIx8r_QmNI ) e lo dice perchè abbiamo scoperto come funziona il nostro cervello quando apprendiamo. Quando registriamo una competenza o una conoscenza registriamo anche l’emozione che ha accompagnato quel processo e questo meccanismo celebrale si attiva per permetterci di vivere meglio. Avete mai fatto un incidente stradale ? Che emozione avete provato un istante prima dell’urto ? Immagino la signora paura abbia abbracciato ogni angolo del nostro corpo, vero ? Bene l’aver registrato quella paura associata al guidare ci permette nei giorni successivi di essere maggiormente strutturati per prevenire quella poco auspicabile fattispecie: l’incidente. Infatti nel nostro corpo il giorno successivo all’urto se riviviamo la medesima esperienza del guidare gira adrenalina ed essa è deputata a renderci maggiormente attenti e a suonare un alert più prontamente e magari prevenire un incidente. Lo stesso meccanismo avviene per qualsiasi esperienza umana, non scordiamoci mai che le emozioni sono un meccanismo inconscio, fantastico che ci permettere di vivere meglio e di elevarci, materialmente e spiritualmente. Questo significa che se le emozioni prevalenti all’interno della scuola sono paura, ansia, vergogna, tedio, noia e altra robetta del genere il nostro cervello assocerà questo luogo di apprendimento ad esse, col risultato che i bambini, le bambine tenderanno ( perché nessuno si avvicina volontariamente ad emozioni spiacevoli ) a stare lontani dalla conoscenza. Quanti studenti amano aprire un libro finita la scuola dell’obbligo ?

Aggiungo che il piacere nel fare qualsiasi cosa migliora l’efficacia del nostro cervello come ci spiega benissimo il grande Mihaly Csikszentmihalyi uno dei massimi esponenti della psicologia positiva (
https://www.ted.com/talks/mihaly_csikszentmihalyi_on_flow?language=it ).

Insomma la scuola se vuole creare le condizioni ottimali per l’apprendimento, ma anche per il benessere integrale della persona, dovrebbe essere un luogo dove le emozioni prevalenti siano serenità, gioia, allegria e entusiasmo. Questo significa lavorare prima di ogni altra cosa a costruire un clima generale fatto di tali emozioni, presuppone una formazione specifica degli educatori su questo aspetto , immaginare una didattica accattivante che parta dagli interessi degli studenti, che rinunci ad alcune pratiche evidentemente poco funzionali come la lezione frontale ( grande produttrice di noia ) e una valutazione incentrata sui voti intorno a parametri standard uguali per tutti e su un sistema basato su premi e punizioni ( grande veicolo di paura, ansia e vergogna ).

Anche il ruolo e le competenze del maestro cambiano. Il maestro dovrebbe essere empatico, dovrebbe rinunciare a imporre sentieri uguali per tutti e avere il coraggio di accompagnare discretamente gli studenti verso la direzione indicata dalle loro passioni mettendosi dietro e non davanti, dovrebbe avere una grande capacità di ascolto e osservazione e saper lavorare nella costruzione di contesti fisici, spaziali e temporali funzionali e soprattutto dovrebbe capire che un seme puç germogliare solo su un terreno ricco e un ambiente esterno propizio e questo si chiama clima generale positivo.

La scuola disegnata dalle neuroeducazione ( neuroscienze, pedagogia e psicologia che si abbracciano ) è una scuola allegra e felice e direi che l’orizzonte che disegna è accattivante per tutti noi. Non credete ?

di Paolo Mai

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